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Dittatori e rivolte in Nord Africa

Cadono come foglie d’autunno i dittatori nordafricani.

Sarà l’effetto serra, gli sbalzi climatici…. e non ci son più le mezze stagioni, signora mia.

Sempre attivi i contras di ogni latitudine, i terroristi che gettano bombe sulle masse in piazza.

Il seme dell’infamia radica perfino sugli scarti dell’umanità, sul letame del lacchè dell’ultim’ora.

Ma quella nordafricana è una società civile, che quindi si libera dei dittatori.

Sembra che l’ultimo paese del Maghreb che non si sia ancora disfatto del proprio duce corrotto sia una curiosa nazione a forma di stivale.

Ovviamente al mondo c’è sempre chi bacia la mano del tiranno, e chi usa le mani per lanciare pietre contro il potere.

Meglio gustarsi una poesia africana di un anonimo poeta.

COLUI CHE TUTTO HA PERDUTO

Risa di sole nella mia capanna
E le mie donne belle e flessuose
Eran palme alla brezza della sera
Scivolavano i figli sul gran fiume
Come morte profondo
E le mie piroghe lottavano coi coccodrilli
Materna, la luna s’univa alle danze
Frenetico e grave del tam-tam il ritmo
Tam-Tam di gioia Tam-Tam spensierato
Fra i fuochi di libertà.

Poi un giorno, il silenzio…
Del sole i raggi parvero oscurarsi
Nella capanna d’ogni senso vuota
Le bocche rosse delle mie donne premevano
Le labbra dure e sottili dei conquistatori dagli occhi d’acciaio
E i figli miei lasciarono la quieta nudità
Per l’uniforme di ferro e di sangue
E più non ci siete, neppur voi
Tam-Tam delle mie notti, Tam-Tam dei miei padri
Le catene della schiavitù han straziato il mio cuore!

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