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Paralipomeni del caso Renzi-Fassina

Pur non essendo un blogger prolifico e particolarmente attento all’attualità politica non potevo rimanere indifferente dinanzi al ‘caso’ di giornata, le dimissioni di Stefano Fassina, viceministro dell’economia e negli ultimi anni referente bersaniano, qualsiasi cosa significhi, per l’economia e il lavoro.

Non per nulla esibisce sul suo profilo Twitter l’avvicente qualifica di ‘Direttore scientifico di Nens [n.d.r. Nuova Economia, Nuova società]’, associazione fondata da Bersani e Visco.

Bocconiano, un passato nella Sinistra Giovanile, poi funzionario al ministero delle Finanze, nella seconda metà degli anni novanta.

Per carità, negli anni recenti ha avuto il merito di presentarsi in televisione in molte circostanze tutt’altro che semplici, quasi sempre dopo una delle batoste elettorali del piddì, a prendersi i cazziatoni e le preseperilculo dei giornalisti e degli elettori inviperiti di turno.

Per un certo periodo era evidente che lo mandassero sullo schermo a fare la ‘carne da macello’, che tanto non lo conosceva nessuno e quindi poteva spendersi tranquillmente anche nei casi peggiori.

Da Santoro, persino.

Poi all’inizio aveva questa sua parlata che non direi nemmeno ‘romana’, perché anzi non ha problemi di accento; ma si masticava le parole in bocca, forse sopraffatto dall’emozione delle prime apparizioni televisive.

E questo cognome che lo vedeva necessariamente svantaggiato, nella confusione di una lettera che lo separa dall’attuale sindaco di Torino, già segretario nazionale del partito.

Insomma, Stefano Fassina non è uno che ha avuto vita semplice nel suo percorso di emersione tra le file secondarie del partito, che – si sa – ha proposto per quasi vent’anni solo soggetti della generazione immediatamente precedente a quella di Fassina, quei babyboomers ex Fgci che si sono succeduti alacramente alla segreteria nazionale, fino al recentissimo Bersani.

Ma la sua apparenza ‘bonacciona’ – non dimessa, ma sobria – non deve far pendere l’ago della critica a favore di personaggio politico che oggi certamente sente che la terra gli sfugge da sotto i piedi.

Perchè la generazione politica ex comunista che ha garantito la carriera di Fassina oggi è stata rottamata da un cattolico giovane ma già democristiano, per’altro figlio di un noto massone toscano.

Renzi chi?

🙂

Ma come “chi”? Parlo del prode salvator di patria che ha stravinto le ultime primarie, raccogliendo i voti di milioni di piddini che per qualche motivo hanno visto nella sua età anagrafica e nella sua distanza dal vecchio ceto dirigente la – vana – speranza di veder la nascita di un partito di centro-sinistra in Italia, più moderno e meno statico di quelli cui siamo abituati da un bel po’, oramai.

Ed eccco quindi che per una battuta o poco più, Fassina offre le sue dimissioni a Renzi il vincente, auspicando il rimpasto di governo che dovrebbe garantire, dissetando le correnti di partito, una vita ancora lunga all’esecutivo Letta.

Nel metodo e nel merito verrebbe da chiedersi se effettivamente questi signori avevano pensato di fare un partito zeppo di correnti, ma vuoto di idee e di persone valide, pensando di spacciarlo agli italiani come la nuova Mecca dorata, la panacea per ogni passata nefandezza politica.

Un partito che contemporaneamente ha basato le sue ultime XX campagne elettorali battendo sul ferro dell’antiberlusconismo, salvo poi farsi assorbire nei fatti, sul piano della cultura politica e degli usi discrezionali del potere, esattamente a quel biscione con cui alla fine si son trovati al governo.

E con cui collaborano perfettamente, prima con Monti e ora con Letta, prima con Berlusconi senatore e ora con Berlusconi pregiudicato.

Quindi un bel partito traformista bello pieno di correnti, ecco cosa ci voleva per riavvicinare gli italuiani alla politica e portare la sinistra vincente a plasmare la società dei suoi colori e dei suoi profumi di giustizia ed equità sociale.

Sinistra cosa?

E’ proprio qui che casca Fassina, e non solo perchè Renzie ha fatto lo sbruffone in un paio di occasioni.

Casca Fassina perchè questi cari ‘compagni’ del piddì, negli ultimi 20 anni, hanno fatto del berlinguerismo del compromesso storico la falsa bandiera della peggiore operazione politica che la storia patria ricordi.

Azzeccare insieme cattolici e comunisti era una stronzata anche nel 1973, e non me ne frega un cazzo della questione cilena e dei pericoli di Golpe.

Nel 1973, quando pure la totalità dei vertici dei servizi segreti era in mano alla P2 e ai fascisti, effettivamente, c’erano anche dei movimenti di piazza e di fabbrica che non avrebbero mai consentito una soluzione ‘cilena’, sia pur manovrata dall’immancabile Cia.

Culturalmente, il compromesso con i cattolici era una cagata pazzesca.

Riassorbire i cattolici a sinistra era una cazzata, perchè la critica sociale che quel partito avrebbe dovuto rappresentare non è culturalmente compatibile con il partito cattolico, che in Italia è non affatto distante da una qualsiasi Vandea francese.

Politicamente, poi, ci sono voluti più di 30 anni per fare sto’ compromesso, e nel frattempo la P2 l’abbiamo direttamente messa alla presidenza del consiglio, altro che ‘tintinnar di sciabole’ e vecchi militari in gonnella.

No, no, proprio i fascisti missini al governo, con un piduista che non ha esitato ad esibire tutto il repertorio della peggior destra che la mia generazione avrebbe potuto mai permettersi di concepire.

Ebbene, mentre ‘quello’ faceva del recente ventennio la ‘sua’ stagione politica, questi altri andavano a rincorrere la cazzata berlingueriana del grande partito ‘tutti dentro’, compagni e chierichetti, benpensanti e .. altri benpensanti.

Bravissimi, siete arrivati al Piddì.

Ora avete anche scoperto che a fare le correnti i cattolici sono più bravi, più paraculi, più telegenici.

Ora sono cazzi vostri, cazzi della generazione di quaranta-cinquantenni dirigenti piddini che – tramontata la generazione ‘Fgci anni settanta’ – si trova senza patronato politico e nessuna base elettorale a cui rivolgersi.

Che? La base?

La ‘base’ era un concetto legato alle vecchie formule dei partiti ‘militanti’. Accontentiamoci di parlare di elettorato.

Bene, caro compagno Fassina, viene fuori che la somma con i cattolici non fa 2, ma – 3.

E proprio tu che di economia dovresti esserti occupato non puoi sottrarti alla critica più seria che va rivolta alla vostra – ora si può dire senza esser smentiti – corrente interna al piddì.

Nei tuoi stream Twitter trovo nel 2012 un paio di riferimenti critici contro il fantomatico neoliberismo.

Ma non ricordo precisamente dove eravate voi mentre a Genova nel 2001 la polizia del governo Berlusconi faceva sfoggio d’autorità contro le manifestazioni dei critici di quello stesso neoliberismo, proponendo una gestione allora sì veramente ‘cilena’ dei rapporti di piazza, appunto.

Non ricordo il piddì a difesa dei precari, negli ultimi 20 anni, ma anzi mi pare che la maggior parte degli impianti legislativi che hanno precarizzato il lavoro dagli anni novanta ad oggi siano stati frutto dell’intellighenzia dei vostri apparati di partito.

Perchè da ex comunisti avevate – ed avete ancora – il complesso di non sembrar moderni se non recitando le formule più bieche della ‘morale’… neoliberista, proprio quella.

Non vorrei sbagliarmi, compagni, ma siete stati voi a far passare nel linguaggio pubblico l’idea della flessibilità del lavoro come risposta alla volatilità del capitalismo post-fordista.

Voi non avevate analisi tanto lucide per descrivere questo passaggio, ma tu che sei bocconiano, compagno Fassina, sicuramente sai di cosa parlo; me lo auguro.

Ebbene, quindi, precisamente, qual’è stata e qual’è la straordinaria visione economica e sociale di voi ex piddiessini, dopo che avete contribuito a disegnare i contorni di un mercato del lavoro disumanizzante e iniquo?

Dopo che alla retorica del merito e del sogno kennediano avete sovrapposto una politica spartitoria e complice con quell’avversario che è sempre stato la nemesi totale, in termini di cultura politica e pratica personale; quel Berlusconi che, fatevelo dire, non avrebbe MAI dovuto essere vostro alleato di governo, nemmeno se l’alternativa era la malora pubblica.

Anche perchè in malora il paese c’è andato lo stesso, e profondamente, e voi non avete mai dato l’impressione di averne il polso, o anche la mera percezione.

Imprenditori che si suicidano, gente che raccoglie frutta marcia al mercato per cibarsene.

Fiumi di contribuenti strozzati dagli esattori pubblici, alla rincorsa dell’ultima tassa, dell’ultimo bollo, dell’ultima multa, sanzione, versamento.

A fronte di una classe dirigente – TUTTA – che dimostra di continuare a rubare rimborsi e prebende, accollandoci di tutto, dalla mutanda verde alla caramella al bar.

Quindi mentre voi faticate persino a pagarvi da soli il caffè e il cornetto, sempre e comunque con i soldi nostri e con stipendi altissimi che senz’altro non meritate, il resto della società italiana oscilla sull’orlo del baratro economico-sociale, senza alcuna prospettiva di uscita dalla crisi.

Ecco, compagno Fassina, oggi leggo che le tue ricette anti-crisi punterebbero genericamente verso soluzioni di tipo keynesiano, mirate ad intervenire macroeconomicamente sul mercato foraggiando la domanda grazie ad un ritocco dei parametri europei che vincolano la spesa pubblica.

Ora io mi chiedo, visto che se Marx è vetusto non possiamo certamente ritenere Keynes una novità, è tutta qua la cazzo di strategia politico-economica del vostro beneamato Piddì?

No, dico, lo chiedo a te perchè dovrebbe far parte dei motivi che dovrebbero giustificare il pane che mangi ogni giorno.

E’ il tuo mestiere, se ogni tanto vi ricordate sul serio cosa significhi ‘lavorare’.

Allora certamente Renzi non mi rassicura affatto, ma ormai non mi compete quasi per nulla.

Che la dialettica con il partito cattolico fatevela voi, perchè ho i miei dubbi che possiate ancora spacciarvi per ‘sinistri’ dopo l’abbraccio mortale con la vecchia e nuova balena bianca.

Parlateci voi con Renzi e con gli scout che se lo votano; noialtri la rivoluzione francese ce la rivendichiamo ancora, e con lei la laicità dello stato e l’odio imperituro contro l’istituzione monarchica papalina.

Perchè non si tratta di sole radici culturali, o di culture politiche novecentesche, come avete imparato a dire nei convegni, scimmiottando frasi sconnesse dei vostri quadri, alle Frattocchie o giù di lì.

Si tratta di aver presente quali sarebbero e quali non sarebbero gli alleati strategici in una lotta millenaria di emancipazione dell’umanità, quali sarebbero e quali non sarebbero i modeli sociali e – certamente – culturali su cui vogliamo modellare il mondo del futuro.

Nel dubbio, qualsiasi persona sensata non si sarebbe mai alleata con la parte che detiene il potere in Italia da prima che l’Italia stessa esistesse come concetto, volendo costruirne una nuova, diversa, migliore.

Ma personalmente ho capito da diversi anni di che pasta intellettuale fossero gli apparati del vecchio Pci, ovvero – come molti compagni degli anni ’70 ricordano – il ‘peggio del peggio’ della cultura politica della sinistra italiana.

Quindi non mi stupisce mica il vostro amore per i cattolici, che populisticamente piacciono sempre perchè sono tanti tanti voti.

E saranno sempre tanti finchè non ci sarà qualcuno che si prenda la briga di immaginare una cultura realmente moderna, laica e secolare anche in Italia.

Voi non siete all’altezza, è chiaro, altrimenti ce ne saremmo accorti tutti.

Ma anche lasciando da parte il non inessenziale tema della laicità, che pure dovrebbe essere valore fondante di un moderno partito progressista di sinistra, mi chiedo precisamente per quali meriti e su quali presupposti sociali tu – caro compagno Fassina – ti sei trovato a far la parte del ‘sinistro’ nell’attuale disfida delle correnti interne al piddì.

Mi sono perso forse la puntata di Santoro in cui proponevi la nazionalizzazione delle banche?

Avete in serbo una super-riforma del mercato del lavoro che spazzerà via dal vocabolario e dalla vita di milioni di italiani la parola ‘precarietà’?

State preparando una superpatrimoniale che andrà per la prima volta ad intaccare i veri privilegi dei veri ricchi, e non a spremere una volta di più le tasche dei soliti contribuenti?

Spiegatemi, caro Fassina e cari compagni piddini che esibite spesso tanta tracotanza in fatto di interventi economico-sociali, c’è qualcosa che voi siete effettivamente in grado di proporre, di serio e di innovativo, o veramente credete che gli italiani continuerano ad eleggervi solo in virtù del vostro bel faccino da bocconiani?

Dopo tante legislature potrei aver perso qualche passaggio fondamentgale, quindi mi scuso in anticipo se mi è sfuggito.

Ma di grazia sarei proprio curioso di sapere quali sono state le mansioni concrete e le proposte risolutive dei ministri e dei politici piddini all’Economia, di recente, dato il paese mostra segni di agghiacciante disagio, per usare un eufemismo.

Qual’è stato e qual’è il ‘disegno’ di questi uomini politici illustri, che senza vergogna formano correnti di potere mentre i cittadini soccombono alla crisi.

Quale il contributo materiale di questi inimitabili statisti?

Dottor Fassina, ci dica in confidenza, cosa ci perdiamo con la sua uscita di scena?

In tanti anni di studio e – si fa per dire, senza offesa – di lavoro, lei, come uomo di sinistra – ripeto, senza rancore – ha forse qualcosa di importante da proporre per cavarci tutti dalla merda miserabile in cui noialtri proletari italiani siam caduti?

Perchè se le risposte sono i farfugliamenti già sentiti in tanti anni dai suoi tutor di partito, beh, allora non ci stiamo perdendo nulla di nulla.

Anzi, proprio per la tanto decantata meritocrazia con cui avete chiamato per anni il nostro sfruttamento, lei come tanti altri avrebbe dovuto andare a zappare la terra senza trattore da diversi anni, se siamo onesti, e senza nemmeno la merda per concimare le rape.

fassina

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