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I carbonari

Non potevo non citare il ritornello che offre l’incipit alla testata di questo blog, con un pensiero affettuoso all’ultimo poeta anarchico italiano, Fabrizio De’ André.

Si tratta solo di una strofa, ma potentissima a mio modesto avviso.

🙂

… la Bella che è addormentata,
lalalà, lalalà, lalalà,
ha un nome che fa paura,
Libertà, Libertà, Libertà …

Colgo anche l’occasione per postare un brano meno noto e più ‘sostanzioso’, sempre tra quelli interpretati dal poeta sull’argomento; ma che certamente presenta un riferimento non meno evidente al ‘libero pensiero’.

Si tratta di una canzone cantata con Teresa de Sio, autrice del ‘pezzo’, canzone che pertanto normalmente non viene inclusa nelle più tradizionali discografie deandreiane.

Ma è una canzone tanto bella che non poteva che conquistare la partecipazione di De Andrè, che si inserisce appena in un paio di strofe per fare da contr’altare basso alla squillante e melodica voce della de Sio.

Includo il testo, naturalmente.

Un libero cercare – (T. De Sio – F. De André)

E’ un libero cercare
che ancora ci muove
ha il ritmo costante del mare
e ricorda un fandango.

E’ un libero cercare
che la notte ci commuove
e che nei mattini d’aprile
c’insegna ancora a respirare.

E’ un libero cercare
un amore leggero
che non sia solo la mèta del viaggio
ma che sia il viaggio intero.

E’ un libero remare
in uno specchio
d’acqua ferma
tra i piccoli relitti d’ogni giorno
senza lasciarsi affondare.

E’ un lento scivolare
giù da colline e pendìi
nel grande magazzino degli anni
stando attenti a capire.

E’ un libero cercare
una parola leggera
che dica tutto col peso di niente
e che ci sembri vera.

E benvenuto sia
ogni abbaglio del cuore,
e benvenuto sia
anche l’errore.

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